Reduce dal quarto 0-1 consecutivo in trasferta, il Torino di Juric continua a dare la sensazione di somigliare ad una grande incompiuta.
In questi mesi i granata hanno mostrato tanta personalità, una solidità difensiva invidiabile, un’intensità nel recupero del pallone assenti da anni da queste parti e soprattutto, seppur a tratti, una fluidità di gioco ammirevole.
Nonostante questo, il bottino dei punti generale non corrisponde a quanto visto sul campo e il resoconto dei match contro le big di questo campionato risulta deprimente: un solo punto contro le 6 squadre che potenzialmente arriveranno in Europa a fine anno (la partita con l’Inter verrà giocata prima della sosta di Natale).
Detto di un pareggio contro la Lazio che forse è il più grande rammarico della stagione finora, contro Atalanta, Napoli, Milan, Juventus e Roma sono arrivate altrettante sconfitte di misura in cui il Torino non ha raccolto nulla nonostante non abbia affatto sfigurato.
Ad esclusione del derby, partita condizionata dalle pesanti assenze per infortunio nella rosa granata, il Torino ha retto e in alcuni frangenti comandato queste partite; i punti in comune tra questi match sono essenzialmente due: il cinismo degli avversari, a segno nell’unica (o quasi) palla gol concessa nell’arco dei 90 minuti, e l’incapacità del Torino di concretizzare il predominio territoriale avuto nelle due frazioni di gara.
Sicuramente è mancata un po’ di fortuna negli episodi decisivi, ma è evidente che un trend di questo tipo non può essere associato solo al caso: la qualità davanti, seppur notevolmente migliorata rispetto agli anni passati, non è probabilmente ancora sufficiente per trovare il colpo risolutivo in quelle partite in cui un avversario di rango decide di difendersi come una provinciale come ha fatto la Roma ieri per tutti i 95 minuti del match.
A Brekalo, ma soprattutto a Praet sono richieste più iniziative e più personalità con la palla tra i piedi; ai centrocampisti centrali serve più intraprendenza per seguire l’azione alla ricerca delle seconde palle al limite dell’area; gli esterni necessitano di maggiore conoscenze per accompagnare meglio e chiudere le trame sviluppate sull’altra corsia.
Per correttezza nei confronti di Juric, non si può pretendere una macchina perfetta a 4 mesi dal suo arrivo, soprattutto dopo aver ereditato una situazione disastrosa.
L’approccio alle gare e le prestazioni sono agli antipodi rispetto agli ultimi due anni, in casa il ruolino di marcia è da Europa e la squadra non parte mentalmente battuta con nessuna.
Paradossalmente prestazioni come quelle di ieri o di Napoli, certificano l’ottimo lavoro fatto finora da Juric e dai ragazzi: l’esultanza di Mourinho a fine partita di ieri, cosi come quella del San Paolo un mese fa, la dicono lunga sulla difficoltà riscontrata da avversari di rango più alto ad avere la meglio su una squadra che solo sei mesi fa raccoglieva 7 palloni dalla rete contro il Milan.
Ma ci sono tanti gap da colmare e quest’anno servirà per consolidarsi: al di là della classifica odierna (oggi la squadra di Juric è a soli 4 punti dal sesto posto ndr), l’unico obiettivo realistico resta quello di non dover mai entrare nella lotta per non retrocedere e, Cairo permettendo, poter iniziare a pensare come migliorare la rosa a disposizione di Juric già dalla primavera.